Recentemente l’Unione Europea, tramite il piano Fit For 55, ha avanzato una proposta piuttosto forte per il mercato automobilistico: vietare la vendita di veicoli alimentati da motore termico a partire dal 2035. Il che, sostanzialmente, significa trasformare l’Europa in un continente 100% elettrico entro 14 anni.
Da tempo sappiamo che il futuro dell’automotive è green, visto che molte grandi case automobilistiche hanno già fissato delle date entro le quali convertire totalmente i propri portfolio e produrre soltanto auto elettriche, ma questa proposta rappresenta comunque un segnale molto forte. Che implica diversi spunti di riflessione.
Legislazione e impianti produttivi: le difficoltà legate alla proposta
La prima difficoltà che rende molto arduo riuscire a mantenere i termini della proposta dell’Unione Europea è quella direttamente legata alla produttività: riuscire a convertire totalmente tutti gli impianti delle case automobilistiche per dedicarsi totalmente all’elettrico è un’impresa veramente dura.
Come se non bastasse, poi, ci sono questioni legislative: secondo la nuova proposta ci saranno degli standard di emissioni da rispettare per poter produrre, ma le attuali normative inseriscono nel comparto “green” anche veicoli che utilizzano comunque il motore termico—come le vetture mild-hybrid, full-hybrid e ibride plug-In—e questo significa che l’intero impianto normativo, che attualmente equipara questi mezzi a quelli elettrici, andrebbero rivisti totalmente.
Obiettivi e mancanza di progettualità
Uno dei grandi problemi è anche quello della mancanza di una progettualità sul lungo periodo. L’Unione Europea ha costruito questa proposta su un riferimento preciso: la volontà di ridurre del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030, basandosi sui valori medi registrati quest’anno (2021). Un obiettivo di grandissima ambizione, per cui si dovrà impegnare forze e piani di sviluppo di grande visione.
La verità è che le case automobilistiche, da sempre, basano i loro piani di sviluppo sulla possibilità di investire. E i progetti per intraprendere la svolta green dei prossimi anni si affida proprio sulle vendite stimate—nei prossimi anni—di modelli basati su tecnologie termiche. Ufficializzare fin da subito una normativa così stringente spingerebbe i clienti a scegliere ben presto solo auto elettriche, andando ad inficiare così i ricavi delle aziende e minando economicamente i loro progetti sull’elettrico.
ACEA chiede razionalità
“Bandire una singola tecnologia non è una via razionale di procedere in questa fase, tanto più quando l’Europa fatica ancora ad attuare le giuste condizioni per veicoli ad alimentazione alternativa.” Questa è stata una delle prime considerazioni di ACEA—l’associazione europea dei costruttori d’auto–in merito alla proposta paventata.
L’associazione inoltre indica altri punti scottanti: come ad esempio la necessità di patti vincolanti sull’incremento dell’infrastruttura europea per quanto riguarda l’alimentazione elettrica e il rifornimento per auto a idrogeno. Senza un lavoro pianificato e condiviso sull’infrastruttura, la proposta di Ursula von Der Leyen diventa difficilmente applicabile.
Un altro punto importantissimo è quello dei costi sociali: una transizione eccessivamente accelerata potrebbe comportare—a causa della riconversione rapida si molti siti produttivi—alti tassi di licenziamenti.
“L’attuale proposta per un taglio ancora più ampio delle emissioni di Co2 al 2030 richiede una domanda sul mercato enormemente superiore su auto elettriche in un orizzonte temporale ridotto. Senza un importante incremento degli sforzi da parte di tutti i portato di interessi, compresi gli Stati membri e tutti i settori coinvolti, l’obiettivo proposto semplicemente non è fattibile,” ha commentato infine il presidente di ACEA e a.d di BMW, Oliver Zipse.
Le auto elettriche sono l’unica soluzione?
Come abbiamo accennato nell’introduzione tutti i grandi brand si stanno attrezzando per investire pesantemente sull’elettrico, ma questi piani produttivi—se si vanno a spulciare nel dettaglio—si basano sugli incassi che gli stessi brand faranno in questi anni, che per buona parte sono costituiti dal comparto termico.
Una soluzione sul lungo periodo è quella degli “e-fuels“, ovvero i carburanti sintetici ottenuti dalla lavorazione dell’idrogeno verde. Un settore che necessita ancora di molti studi, molto più rispetto al comparto elettrico.