Ormai è risaputo da tempo, e lo abbiamo già scritto altre volte: l’Unione Europea intende davvero puntare solamente sulle auto elettriche dal 2035. Per portare a termine questo grande progetto teorico, però, servirà un piano operativo altrettanto ambizioso e articolato: con obiettivi precisi e la capacità di studiare la creazione di un’infrastruttura di ricarica in tutti i Paesi membri. Una programmazione di cui adesso si è parlato molto poco.
Negli ultimi giorni lo ha fatto ACEA (utilizzando i dati contenuti nell’European Alternative Fuels Observatory del 2021), segnalando la grande questione della diffusione delle colonnine in Unione Europea, mostrando come la metà dei punti di ricarica si trovi attualmente concentrata in soli due Paesi. Ovvero l’Olanda (90.000 spot) e la Germania (60.000 spot). Andando al sodo, attualmente il 50 percento delle colonnine è presente su un territorio che rappresenta il 10% dell’estensione degli Stati Membri, con gli altri 25 paesi che si spartiscono l’altra metà dell’infrastruttura attuale.
Questi dati fanno riflettere, perché l’omogeneità del servizio dovrà essere una delle basi fondanti del grande cambiamento che intende intraprendere l’Unione. Urge un piano di coordinamento.
Da questo punto di vista, sottolinea Acea, il divario più difficile da colmare sarà quello tra Europa occidentale e Europa orientale. La Romania ad esempio, che è circa sei volte più grande dell’Olanda, dispone appena dello 0,4% di tutti i punti di ricarica dell’Unione Europea. Va detto che negli ultimi 5 anni c’è stata una crescita importante delle infrastrutture ma siamo ancora lontani da quello che servirebbe per sostenere la diffusione delle auto elettriche in prospettiva futura. Inoltre, come detto, la crescita non è omogenea.
Infatti, ci sono Paesi che stanno investendo molto nelle colonnine per la ricarica e altri di meno. C’è dunque bisogno di un cambio di passo. ACEA, infatti, evidenzia come un passato studio abbia affermato che entro il 2030 sarebbero necessari fino a 6,8 milioni di punti di ricarica pubblici per stare al passo con gli obiettivi di riduzione di CO2 per il settore dei trasporti. Attualmente ce ne sono circa 307.000. Dunque, questa rete dovrebbe crescere di oltre 22 volte in meno di 10 anni. Per questo, ACEA esorta l’Unione Europea a fare molto di più. Un appello non nuovo da parte dell’associazione.
E l’Italia? Il nostro Paese si trova al quinto posto di questa classifica (23.543 punti di ricarica) come potete vedere dal grafico che riportiamo. Tuttavia, il divario con Olanda e Germania è davvero molto ampio. I Paesi che fanno peggio di tutti sono Cipro e Malta. Quanto sollevato nuovamente da ACEA è un tema molto delicato. Vedremo se arriverà una qualche risposta da parte dell’Unione Europea.