Lo scorso agosto è stato il primo mese di leggera ripresa percentuale per quanto riguarda le immatricolazioni del settore auto, dopo ben 13 mesi di passività consecutiva. Una situazione che, a fronte delle grandi problematiche che abbiamo passato durante gli ultimi due anni—tra pandemia ed effetti del conflitto ucraino in corso—spinge a riflessioni sistematiche riguardanti la situazione strutturale dell’industria e i provvedimenti messi in atto dal governo.
In un’interessante intervista Salvatore Saladino (attuale country manager di Dataforce Italia, società di analisi di mercato che opera a livello internazionale) ha espresso molte opinioni interessanti in merito all’andamento del mercato dell’auto.
Il quadro generale
Ultimamente si è parlato molto di carenza dei prodotti e rialzo dei prezzi, problematiche su cui Saladino si è espresso così: “quest’anno sul cumulato rispetto al 2021, l’Italia ha immatricolato oltre 200 mila vetture in meno. Le scelte di chi oggi acquista un’automobile non sono cambiate rispetto a prima. Il grosso delle vendite è sempre stato fatto da vetture di prezzo accessibile e con buoni contenuti di prodotto e immagine. Il problema è che stiamo in una fase temporanea nella quale, per una precisa scelta dei costruttori, di questi prodotti se ne trovano ben pochi.” Nonostante le vendite siano in calo, molti costruttori però continuano ad ottenere bilanci in positivo. Questo avviene, secondo Saladino, perché la transizione ecologica imposta dall’Unione Europa si è trasformata in un alibi perfetto affinché i brand realizzino una eccellente politica del margine.
Anche i dati che provengono dagli incentivi vanno analizzati con attenzione, perché a ben vedere nemmeno il settore delle auto 100% elettriche è stato rivitalizzato dalle manovre di sostegno, visto che si è registrato un -24% solo nel mese di luglio. Dati che, tra l’altro, sono fuorvianti: “le case ne immatricolano tante a sé stesse per far quadrare gli obiettivi di emissioni imposti in Europa. Gennaio, febbraio e aprile hanno registrato una quota del 27% di km 0 elettriche: sul cumulato siamo oggi a una media del 21,5%, elevatissima rispetto ai benzina, diesel e ibridi, dove siamo circa al 7%. I bonus c’entrano poco: l’elettrico è stato acquistato da chi se lo poteva comunque permettere e che ha pure approfittato dell’incentivo. Esaurita l’onda “modaiola” degli early adopters, la domanda di elettrico al prezzo con il quale viene proposto oggi esiste solo nella testa dei legislatori.”
La realtà sugli incentivi
Saladino si è mostrato molto scettico riguardo alle politiche di mobilità, che già in passato aveva definito “compromessi, per altro effettuati in ritardo”.
“Di certo,” ha continuato Saladino, “gli incentivi non hanno risollevato il mercato. Ritengo sia una grande perdita di risorse e tempo combattere su argomenti non risolutivi come quello degli incentivi, invece di concentrare tutti gli sforzi per ottenere una vera revisione della fiscalità. Gli incentivi si danno quando c’è carenza di domanda, non quando c’è surplus di domanda. Gli unici fondi che sono andati esauriti in un attimo sono stati quelli sulle vetture termiche, perché restano le uniche che ci si può permettere. Questa è una conferma che la politica sta immaginando un mercato che non esiste nella realtà: la corsa all’auto elettrica con il contemporaneo repentino abbandono delle moderne e stra-ecologiche motorizzazioni endotermiche moderne, rimarrà pura teoria senza forti sostegni all’acquisto, che alla fine sono sempre a carico dei contribuenti.”
La fine dell’endotermico
Saladino, poi, ha anche commentato le politiche “green” imposte dall’Unione Europea, in relazione al momento di difficoltà che l’intero settore sta attraversando, con una deadline così stringente fissata al 2035.
“Nella decisione, confermata ‘provvisoriamente’ nel peggiore stile politico, di terminare le vendite di auto a motore endotermico nel 2035, non riesco a trovare un motivo logico e anche solo intellettualmente onesto. Una forzatura che il mercato non può digerire naturalmente in queste modalità e tempi. Continuando l’ostracismo populista nei confronti dell’auto, il risultato sarà l’ulteriore invecchiamento del parco circolante, con tutti i costi della transizione ‘ecologica’ a carico dei consumatori.”
Il trend positivo del noleggio a lungo termine
Saladino, infine, si è soffermato nell’analisi del grande trend dell’ultimo anno, la crescita del noleggio a lungo termine (+23,2%). “il noleggio a lungo termine è l’unica formula di “acquisto” che nasconde il prezzo, dà la certezza del costo mese per mese e sposta sul noleggiatore stesso il rischio della svalutazione del bene. Sono questi i tre fattori chiave per comprendere il ‘fenomeno’ noleggio, che comunque è ancora parecchio indietro se confrontato ad altri paesi europei e mai potrà arrivare a certi livelli per il carico fiscale tutto italiano che si porta dietro. In ogni caso disegnerà il futuro del mercato auto, di questo possiamo esserne certi.”
Ma che cos’è il noleggio a lungo termine?
In questa tipologia di noleggio si può disporre di un’auto—o un mezzo commerciale, come un van—per un determinato periodo di tempo (che va solitamente va dai 24 ai 60 mesi) scegliendo il modello che preferiamo, dietro il versamento di un canone mensile.
In quella cifra prestabilita sono già calcolati tutti i costi (tranne ovviamente quelli inerenti ai consumi) e questo libera l’utente da tutti gli impegni e i costi collaterali e imprevisti. L’assicurazione infatti è già inserita nell’importo, così come il bollo, la revisione, il cambio dei pneumatici e la copertura di manutenzione e assicurazione in caso di guasto o sinistro.
L’ammontare della rata mensile è calcolata in base alla tipologia dell’auto scelta, alla durata del periodo di noleggio e al versamento di un anticipo iniziale. Comodo no?